Ho iniziato nel 2014 e continuo il mio hobby di scrivere poesie. Generalmente la poesia di grandi poeti esalta la bellezza nelle sue varie forme: della donna, della natura, della creazione, ecc… esaltando cosi le illusioni. Il mio modo di fare poesia è diverso: anche io a volte esalto la bellezza, ... (continua)
La sua poesia preferita:
Monologo con Leopardi
In un sogno, camminavo
in quel viale che da Piedigrotta
va verso il suo cimitero,
nel cader del sole i fitti cipressi
alternavano luce e nero
che rallentava i miei passi.
La sera era scesa sulla deserta via
quando da lato un’antica figura
mi... leggi...
Nell'albo d'oro:
L’inverno
Comignoli esalano fumi
nutrendo di grigio lo sfondo
copiose e pazienti nei fiumi
le acque nascondono il fondo.
Le tremule foglie dai rami
lasciandosi andare sul prato,
al vento ridonano fiato
ornandolo con dei ricami.
Sfiora la spiaggia
con una dolce carezza,
poi con il vento fa imbrogli
urta gli scogli,
sulla riva imperversa
lasciando un’impronta diversa.
Copre senza cuore
quella sabbia dove
non manca il dolore,
su scogli e spiagge dorate
cosparge quel... leggi...
Tutto passa
Eri tutto per me
tutto il mio mondo
eri per me l’amore
più profondo.
Eri tu che i miei sogni
facevi avverare
eri il mio porto sicuro nel mare,
ora non s’asciuga il pianto
io volevo solo restarti accanto.
Con te ho raccolto
petali ed orizzonti
sorrisi e nuovi sguardi
nei rossi tramonti,
con te in prati e parchi
mano nella mano,
con te stretti fino a farci male
quando facevamo l’amore
e ti sentivo vibrare.
Mentre toccavo il cielo con un dito
in... leggi...
Te ne sei andata
Sempre penso al tuo dolce viso
e al tuo timido sorriso,
il futuro anelato
è fuggito silenzioso
il cuore straziato
batte ansioso,
mentre la mente mia
rifugge nella follia.
Ancor veglio sui sogni tuoi,
e con il cuore
ti sussurro dolci parole... leggi...
Anche la speranza muore
Per la prima volta
quell’estate in riviera
lei era sola, ancor
giovane, bella e bruna.
Fu vista una sera
passeggiar verso la scogliera
tirava una brezza di vento
sul mare riflessi
della luna d’argento.
E ti sei mai chiesta
perché eri così bella?
Rischiarava la tua luce
la notte e le
giornate piovose
durante la stagione
della vita che illude.
Quando qualcosa mancava
la tua bellezza emanava
sospiri e arrossiva il tuo viso
ad ogni mia parola... leggi...
Estate
Estate porti luce
e il tuo caldo raggio di sole
sembra illuminare
più a lungo il giorno
ma s’accorcia e si
contrae il tempo
che procede verso
il solstizio d’inverno.
Sei nella sequenza delle cadenze
della vita e della natura
nelle incerte... leggi...
Love story
Su un soffio del vento,
l’amore, nel cuore mi
entra con violenza,
prende la chiave e
chiude la stanza.
All’interno un ciclone,
vortici, fulmini,
tempeste d’amore
ed improvvisa
come un tuono,
scoppia la passione.
Vestiti buttati o... leggi...
Violini d’autunno
La musica allegra
brillante ed effimera
delle cicale e della primavera
vola lontano cercando
il suo nido perduto
nelle meste note dei violini d’autunno,
toccanti melodie
che annunciano la morta stagione
e feriscono il cuore.
Il tempo è sempre un po’ pazzo,
io sono nato a marzo.
Freddo, caldo, pioggia, neve, sole,
cadono le ultime foglie
mentre qua e là spunta un fiore.
Vento di scirocco s’alterna
a tramontana e la
primavera si veste di neve.
Torna l’inverno sul... leggi...
Cosi io ti amo
Io non sapevo il
luogo del tempo
né il tempo del luogo
del tuo amore.
Ricordi?
Era già notte e
il bosco tutto si offriva,
il vento ci sussurrava
tenere carezze.
Io dietro te, i passi felpati
seguivano i tuoi tesi.
Eri dell’ora... leggi...
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Giuseppe Mauro Maschiella
Monologo con Leopardi
Introspezione
In un sogno, camminavo
in quel viale che da Piedigrotta
va verso il suo cimitero,
nel cader del sole i fitti cipressi
alternavano luce e nero
che rallentava i miei passi.
La sera era scesa sulla deserta via
quando da lato un’antica figura
mi dice “amico fammi compagnia
cammina con me senza paura.”
Oh, Giacomo sei tu? È un piacere
camminar e parlar
con te compagno di sventura.
Conosco bene
il tuo passato e la tua storia,
ricordo le tue sofferte pene
son tutte nella mia memoria.
Ricordo bene Silvia la tua bambina
di cui t’eri innamorato
ella cominciava ad esser signorina
ma te la tolse il suo triste fato.
E davanti al tuo Infinito si ripiega
in tremuli scricchi il mio pensiero
per l’immenso tuo capolavoro.
E mi viene in mente quella siepe
che tanta parte limitava il tuo guardar
e con meraviglia il tuo immaginar
spazi interminati oltre quel piccolo spazio
in quel silenzio comparato al vento
e commensurato al tempo
ch’era il tuo piccolo, immenso mondo.
Diverso è il mio mondo
presagio fu il tuo scagliarti contro il Progresso
ché ovunque ora lo sguardo possa
dischiudersi oltre quella siepe
l’infinito è rimasto
fugace soltanto negli occhi
innocenti di un bambino
e nel sorriso di una mamma
che lo porta al seno.
Il progresso nella medicina, nella fisica
nella chimica, nell’automazione, nella robotica
che tu uomo d’altri tempi non potresti capire
nel suo vento d’illusione
ha portato a questo mondo fallito,
a questa storia meschina
a quest’epoca mancata
con sulle spalle carichi gravi
in un burrascoso mar naufraghiamo,
sepolti da massicce travi
e non si cerca una diversa via
viviamo in perenne agonia.
Oh, pastore errante dell’Asia!
Anch’io mi chiedo
se il non essere
sia dell’essere migliore
ché per quel ch’io vedo
ogni vita è dolore.
E tu ingenuo Islandese!
Prima bella, generosa e benefica
poi matrigna e malefica
dopo il tuo dialogo, la natura,
che ti rispose d’esser interessata
solo a perpetuare
una vita di sofferenza e dolore,
oh, quant’è eguale il pensar tuo al mio!
Anch’io vedo che dietro la sua bellezza
quand’è buona, si nasconde come matrigna
che estirpa tenere radici spazzando
via con furia cieca i suoi figli
con la stessa acqua con cui li ha dissetati
la stessa terra con cui li ha sfamati
lo stesso vento con cui li ha carezzati
senza contare tsunami e terremoti.
Osservando la natura in modo profondo
vedo il trionfo
della ferocia e della violenza
del predator che il predato
sempre mangia.
L’uomo ed ogni essere vivente
combatte una lotta mortale
contro ogni concorrente,
gli toglie spazio, aria, luce, cibo, acqua,
lo scaccia, elimina, mangia.
Sia il mondo vegetale
che il regno umano e dell’animale
si realizzano nella quotidiana sopraffazione,
nella cruenta battaglia per la propria specie
per la sua conservazione.
Nella vita l’uomo può godere
soltanto di piaceri finiti
mentre la sua natura aspira a piaceri infiniti
è quindi condannato a perenne inquietudine
ad un senso implacabile di insoddisfazione
e su questo hai completamente ragione.
Ma ho anche presente la tua contraddizione
nella tua cieca convinzione
che l’essere umano non sa nulla, è il nulla
e che dopo la morte non c’è nulla.
-Ergo io non so, ma della morte tutto so-
Questa tua contraddizione
è come la fede cieca in ogni religione.
Io avrei lasciato libero il pensiero
uno ci crede o non ci crede
a questo dio che non si vede.
È lecito credere
che l’anima al cielo ascende
tanto la verità è un segreto
che porta con sé il morente.
Ma certamente sgomenta
senza di un dio l’essenza
l’ingiusta equivalenza
l’eterno azzeramento
senza risarcimento
tra ladro e derubato,
tra boia e assassinato,
dell’umana stagione
l’iniqua conclusione.
Il viale già era terminato
appena dopo l’ultimo cipresso
dice: “Fermati qui, sono arrivato,
ora noi ci lasciamo perché adesso
torno ala mia tomba ove non hai accesso”.
Spinge il cancello che cigolando stride
e chiede: “Ma tu chi sei?”
Mi guarda con tristezza poi sorride
e da quel cancello chiuso lancia un fiore.
Sono la parte tua, quella migliore
ormai passata che non tornerà più
io sono la tua triste vita e gioventù.
Sai, anch’io quando la gioventù salivo
pieno di speranze e d’illusioni col cuor giulivo
amavo le tue poesie
ma il tuo pensiero ancor non capivo.
Poi nell’avanzare lesto dei miei anni
cominciai a capir la vita
la sua tristezza, i suoi affanni.
A volte per pene d’amor
in questo mondo ove prevale
solo la bellezza e non il reale
io non bello e respinto ho pensato
di farla finita
ma non come Saffo ho avuto
il coraggio a togliermi la vita.
Ora che son vecchio
ho aperto gli occhi e vedo
ch’è uguale al mio il tuo grido
e in disparte come il tuo
passero solitario Giacomo,
alla non vita canto
finché non muore il giorno.
Ho messo le ali e son pronto
al volo senza ritorno.
Cadrò come d’autunno morta foglia
che or che di vita, il capir suo comprende,
non guarda il suo ramo che più non la riprende.
E poi... tacerà il tutto
quando l’ora tinge
il domani di infiniti silenzi
dinanzi ad un monologo
di rami come me, fuggitivi
ed al muto vociare dei vivi.
E noi mai più ci incontreremo
fra quelle tombe sbiadite
ove sono i resti delle nostre vite, finite.
Ma il sogno ebbe un lieto fine
la mia tomba e la sua, vicine.
Hanno inserito questa poesia nei propri segnalibri: - Marcella Usai Possiamo elencare solo quelli che hanno reso pubblici i propri segnalibri.
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Se vuoi pubblicare questa poesia in un sito, in un blog, in un libro o la vuoi comunque utilizzare per qualunque motivo, compila la richiesta di autorizzazione all'uso.
Nota dell'autore:
«Questo è il mio testamento poetico, scritto nel momento in cui più veloce avanza il mio male che non dà scampo.»
I commenti dei lettori alla poesia:
Non ci sono messaggi nella bacheca pubblica dei lettori.
«Una bella sintesi dell’opera di Giacomo Leopardi vissuta in bellissimi versi a tratti nostalgici e malinconici ma sempre molto belli. Complimenti poeta!»
«Iddio Grande sostenga le tue speranze. Nei Versi del testo si "legge" la tua sofferenza. La tua riflessione e la dolce conversazione con il poeta ti fanno grande (con differenza di gradi), insieme al gigante della poesia italiana e mondiale. Un testamento poetico, il tuo, incantevole. Dopo un’attenta lettura, non si può leggere altro. Ci si deve tacere e riflettere. Complimenti!»
«Ausilia Giordano grazie per aver così pienamente apprezzato! In fondo la mia vita è stata altrettanto dolorosa come la sua, escludendo la mia situazione attuale di salute (un cancro del sangue che ha ripreso a viaggiare veloce in tutto il corpo). Ma questo ha acuito la mia sensibilità e l’osservazione attenta di tutto il creato che ci circonda, della vita e della morte, della bellezza che nasconde sempre una pena, dell’amore che i suoi denti, della passione che può esaltarci o distruggerci, della fede ... e sono arrivato allo stesso pensiero ed a ragionare come il grande Leopardi. Grazie di cuore!»
«Mi unisco, in religioso silenzio e in umile preghiera, alle parole di speranza della poetessa Ausilia Giordano. Alla lettura di quello che l’autore Maschiella definisce testamento poetico, un brivido scorre dal cuore, che si trasforma in sentimento di grande empatia per le parole accorate e piene di dolore che emanano da un uomo che soffre nel corpo e nello spirito. In questa lirica d’una intensità sovrumana è il cuore che parla, che urla ed entra in sintonia con il grande Giacomo Leopardi e in lui si immedesima, diventando quasi un compagno di viaggio col quale confidarsi e chiedere aiuto. In questo viaggio introspettivo- monologo, scritto in un momento particolare, piace intravedere un barlume di speranza e una luce che si accende per te»
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